La testimonianza di Concita e Dino al Convegno eucaristico diocesano

testimonianza

La nostra chiamata ad essere famiglia  accogliente avviene il  31 Maggio del 1990, giorno del nostro matrimonio e giorno in cui la chiesa rinnova il Magnificat di Maria. Proprio nel momento in cui il Signore consacra la nostra unione, lo Spirito Santo suscita in noi una preghiera di domanda: essere attraverso la nostra famiglia, speranza per chiunque il Signore metta sulla nostra strada e si trovi in un situazione di disagio: il bambino maltrattato e non curato e protetto, la ragazza madre, il disabile, i poveri tutti che con le loro ferite ci rivelano il volto di DIO che chiede di  essere accolto, con la stessa sollecitudine di Maria che si mette al servizio di Elisabetta, non solo per prendersene cura, ma  per fare insieme esperienza di Dio.

Si, il SIGNORE ci ha tanto amati da farci comprendere che aprire la nostra casa, il nostro cuore ai poveri non ci  rende capaci di un’opera buona, ma ci rende privilegiati perché ci fa vivere alla sua presenza  e ci rende operatori di giustizia.

Dio esaudisce la nostra preghiera facendoci incontrare don Oreste Benzi e abbracciare il carisma della Comunità Papa Giovanni xxiii: seguire “Gesù povero, servo e sofferente che espia il peccato del mondo” attraverso l’accoglienza e la condivisione diretta con gli ultimi.

L’incontro con l’Associazione  è cominciato nel Silenzio, davanti a Gesù Eucarestia e si è rinnovato a distanza di quasi 20 anni nello stesso modo.

In questi 25 anni di matrimonio sono passati da casa nostra molti poveri ed alcuni di loro sono stati, nostro tramite, rigenerati nell’amore. Con loro la nostra vita è stata piena e ci sentiamo compartecipi della loro vita anche adesso che sono lontani da noi e si affacciano alla vita adulta.

Nella Comunità Papa Giovanni xxiii ci è stata affidata una missione grande, più grande di noi, che è giunta grazie all’intercessione della Madonna ed alla nostra consacrazione al Suo “Ecce, Fiat, Magnificat”.

Il Signore ci ha sorpresi: gli entusiasmi e le scelte “impossibili” fanno parte dell’età giovanile. Invece a noi il Signore chiede di essere missionari a 50 anni, di lasciare Catania con tutte le sue sicurezze ed affetti per venire a Modica.

Due sono le cose belle che vogliamo sottolineare:

–          Altri 6 fratelli (tutti più grandi di noi) della Comunità Papa Giovanni xxiii hanno sentito la stessa chiamata e insieme stiamo camminando sulle vie che il Signore ci indica

–          La Comunità diocesana ci ha aperto le braccia in maniera splendida, facendoci sentire parte di essa

Non è un caso che l’età media del gruppo è sui 55 anni, per molti di noi l’uomo esteriore , come dice S. Paolo, si va disfacendo, ma cresce l’uomo interiore e questo è certamente terreno fertile per vivere con entusiasmo il metterci in gioco per iniziare una nuova vita,  l’accogliere il nuovo di Dio che può rendere fecondo il nostro futuro fino all’incontro definitivo con Lui  nel costruire una realtà mai pensata prima da lasciare in eredità a quanti dopo di noi saranno chiamati a vivere la modalità del Villaggio .

Ci siamo aperti alla speranza che possiamo vivere una nuova giovinezza feconda e fruttuosa, dove l’esperienza acquisita, messa assieme come i cinque pani e i due pesci, può dare frutti copiosi e abbondanti nel mettere le basi di una realtà vocazionale come il Villaggio, dove la vocazione può splendere come annuncio e testimonianza profetica per la nuova evangelizzazione di cui parla il Papa e come patrimonio dove altri, dopo di noi, potranno vivere la pienezza della vocazione.

E’ come se la vita che ci resta da vivere, indipendentemente dalla realizzazione del villaggio, ha preso un senso nuovo, ha trovato una prospettiva nuova: vivere questo tempo non più adagiati sulle certezze dell’esistente, o del sentirsi arrivati  o fuori tempo massimo, ma aperti ad un percorso che non è a termine, ma aperto all’inedito e al nuovo di un futuro fecondo, sperimentando di sentirsi al posto giusto perché disponibili a lasciarsi rivoltare la vita, abbandonando ogni sicurezza, ogni stabilità, ogni certezza.  Il certo cede il posto all’incerto, a quello che Dio ha pensato per noi, il villaggio non è nostro, è suo, il progetto è suo, il progettista è Lui, ma per realizzarlo può avere pensato a noi .

A noi compete scoprirlo e accoglierlo, e sull’esempio di Maria  sperimentare insieme il sentirci “promessi sposi” per rendere possibile la realizzazione del sogno di Dio e il vivere da “vergini” per essere disponibili ad accogliere il suo seme per una novità di vita frutto della creatività e della fantasia dello  Spirito Santo.

Il Villaggio del Magnificat è la risposta a una chiamata del Signore a percorrere lo stesso cammino di santificazione  per realizzare il sogno del nostro fondatore: fondare le comunità basate su famiglia, vergini e celibi che vivono insieme e attraverso  questo  strumento  si  sostengono a vicenda,  vivono la comprensione totale della vocazione,  rendono  visibile il grande dono della fraternità e  rispondono  al grido dei poveri.

Grazie a questa intuizione, anche in Sicilia da circa tre anni stiamo facendo un cammino spirituale ed il Signore ha guidato i nostri passi a Modica (RG), territorio in cui la Parrocchia di S. Pietro ha messo a disposizione gratuitamente per 50 anni un proprio bene immobile proprio per la realizzazione del Villaggio che abbiamo chiamato “Villaggio del Magnificat” per esaltare l’opera del Signore nella nostra vita e innalzare i poveri a nostri maestri di vita.

Si è scelto che il Villaggio che il Signore ci chiede di realizzare sia quel luogo  in cui:

  • sono presenti i diversi stati ed ambiti di vita della vocazione: famiglie aperte, casa di preghiera, casa di fraternità , sposati , single e consacrati …ed altre realtà che lo Spirito può suscitare
  • c’è uno spazio di preghiera e di contemplazione per i fratelli che vivono nel villaggio, per i fratelli che vogliono fare una vacanza interiore
  • si accolgono i fratelli di Comunità  più  fragili  perché  soli, anziani, malati, o i figli privi di sostegni familiari ( attuazione del “ dopo di noi” )
  • si accolgono i figli della Comunità, che hanno bisogno di nuovi riferimenti, di sperimentarsi in attività compatibili con le loro abilità o  per dare momenti di sollievo alle famiglie
  • si costruiscono percorsi di accompagnamento all’autonomia e al lavoro realizzando nel Villaggio:
    • attività in campo agricolo e florovivaistico
    • allevamento di piccoli animali
    • catering solidale con i nostri figli (disabili e non) che diventano protagonisti. nel servizio e nell’educazione alla solidarietà.
  • si attivano iniziative di prossimità missionaria  per aprire la porta ai poveri del territorio ed ai loro bisogni attraverso la realizzazione di:
    • Laboratori  in collaborazione con  le associazioni  del territorio
    • ambulatori medici e di sostegno psicologico per soggetti che non hanno diritto all’assistenza
    • collaborazione con le realtà ecclesiali nei loro percorsi di catechesi e di formazione spirituale con la possibilità di fare esperienza di vita concreta nel villaggio per brevi periodi ( fine-settimana o campeggi estivi )
    • percorsi di educazione alla solidarietà ed alla condivisione con gli alunni delle scuole proponendo anche l’esperienza di  vivere 1 giorno nel villaggio ( viaggio di istruzione  solidale )
    • Campi di vacanza-lavoro con gruppi della comunità o campi lavoro con gruppi del territorio per le attività di ristrutturazione  o della cura del terreno

Adesso inizia la fase più dura ed importante per far vivere il Villaggio, perché occorre rendere la struttura adeguata ai bisogni delle realtà che vanno a vivere lì e dei loro figli naturali ed accolti e perché umanamente siamo provati dall’idea di un imminente trasferimento.

Il 24 gennaio 2014 firmiamo l’atto di affidamento di VILLA TASCA per 50 anni

Ritornando a casa dopo aver visto per la prima volta Villa Tasca la prima domanda è stata questa: Questa struttura è compatibile con il villaggio che abbiamo pensato in questo cammino fatto insieme? La risposta è si, anche se bisogna adeguarla al nostro “sogno” e alla risposta che vogliamo dare al territorio che ce la sta proponendo.

Gli spazi interni ed esterni vanno adeguati per la contemporanea presenza di più famiglie e una casa di fraternità e preghiera. Le diverse famiglie e casa di fraternità pur essendo vicine hanno abbastanza spazio per non interferire fra loro nelle vicende interne di ciascuna.

Ci sono 12.000 mq di terreno che in parte si potrà utilizzare per il sostentamento di coloro che vi abiteranno ed in parte per la realizzazione delle attività spirituali, ludiche e sociali che si potranno organizzate.

L’utilizzazione del terreno è una delle cose che dovremmo realizzare al più presto perché possa essere una risorsa per l’auto-mantenimento della struttura. Insieme troveremo il modo per utilizzare al meglio questo terreno.

Tutta la parte posteriore può essere strutturata per l’organizzazione dei momenti spirituali del villaggio, integrando una cappellina ed in questo contesto in una porzione si può realizzare il giardino degli odori e in un’altra porzione un luogo ove far vivere gli animali da cortile che possono aiutarci al sostentamento delle famiglie ed eventualmente per l’utilizzo per la “pet terapy”.

Per quanto riguarda l’interno della villa al piano terra si possono ipotizzare (anche se ristrutturate) le parti comuni ed una casa di fraternità (precedenza ai pensionati, anziani), forse anche una famiglia. In ogni caso avere parti comuni ampie sarà necessario  oltre che per gli incontri di tutte le famiglie del villaggio anche per coloro che saranno ospitati per eventuali deserti o altre manifestazioni che si riterranno utili.

In questo tempo di attesa, abbiamo lavorato per rendere fruibile Villa Tasca e per farla conoscere ai fratelli della Comunità che hanno voluto vivere un momento di fraternità con noi; abbiamo iniziato ad abitarla nell’estate del 2014 ed a sistemare le parti esterne; ci siamo incontrati con le Realtà sociali ed ecclesiali del Territorio per far conoscere il Villaggio e ringraziare insieme il Signore, soprattutto nell’Eucaristia.

E’ stato redatto il progetto di ristrutturazione di Villa Tasca e grazie alla CEI e alle donazioni private, siamo riusciti ad avere la somma necessaria alla ristrutturazione  e ad ottenere l’aiuto gratuito di  tante persone che si sono rese disponibili a darci una mano per realizzare quest’opera

Ci stiamo lasciando guidare da Maria e dal carisma della Comunità, con la fiducia piena nel fatto che è il Signore che guida i nostri passi e che nulla è impossibile a Dio, e vogliamo regalarvi come fratelli nel Signore la sintesi che abbiamo sempre presente e che è la nostra luce.

L’Anima mia magnifica il Signore ed il mio Spirito esulta in Dio mio Salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua Serva, “…cerco, cioè, nel cuore le parole più belle per dare grandezza al mio Dio che ha guardato me che sono niente, che ha fatto della mia vita un luogo di prodigi e dei miei giorni un tempo di stupore.” (Ermes Ronchi)

IL MAGNIFICAT è l’inno di gioia di una “donna feriale”, cercata da Dio proprio nella sua umanità, nella sua povertà, nel suo essere serva per incarnarsi e realizzare il Suo progetto, il Suo sogno di una umanità rinnovata, feconda di Parola.  Il Signore sceglie proprio Lei, una ragazza come tante di un villaggio anonimo della Galilea, terra di frontiera, perché tutti possano riconoscersi in lei, perché nessuno ha meno di lei.

IL MAGNIFICAT è per questo, anche il grido di gioia dei poveri, degli ultimi, perché il Signore sceglie di venire al mondo dal basso, da fuori le mura, affinché nessuno si senta escluso dal Suo abbraccio.

Il canto del MAGNIFICAT è l’icona della realtà vocazionale del Villaggio, è  preghiera maestra che ci educa alla fede di Maria credente gioiosa e che contiene  in sé la profezia della nostra vocazione, vissuta alla luce dei cinque punti della nostra carta di fondazione: povertà, obbedienza, fraternità, preghiera, condivisione diretta e nell’impegno per la rimozione delle cause che generano l’ingiustizia e l’emarginazione.

Maria è madre di misericordia perché dà misericordia a Dio, perché lo riceve nel suo grembo e lo accoglie fra le sue braccia. Se anche noi accogliamo Dio presente nei poveri, forse poi saremo più misericordiosi gli uni con gli altri.

Semplicemente GRAZIE!

Concita e Dino Barbarossa

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